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I risultati dell'ultimo International business report di Grant Thornton rivelano che la maggioranza delle imprese europee (53%) è favorevole all'introduzione di un'aliquota fiscale unificata a livello Ue.
Il supporto all'iniziativa è particolarmente forte tra le imprese italiane (70%), spagnole (66%), francesi (64%) e greche (62%), Paesi in cui la pressione fiscale è superiore alla media europea. La ricerca, condotta da Grant Thornton su base trimestrale su un campione di 2.500 imprese in 36 Paesi in tutto il mondo, rivela inoltre che il 63% delle imprese dell'eurozona sarebbe favorevole a una maggiore integrazione economica tra gli stati membri dell'Ue. Queste imprese sono le stesse favorevoli all'introduzione dell'aliquota unica.
"In Europa -commenta Francesca Lagerberg, global leader per i servizi fiscali di Grant Thornton- stiamo assistendo a un calo della pressione fiscale per quanto riguarda i redditi delle imprese. Quest'anno l'Italia ha ridotto l'aliquota fiscale dal 27,5% al 24% e il neo eletto presidente francese, Emmanuel Macron, ha promesso allo stesso modo di ridurre la tassazione sulle imprese dal 33,3% al 25%. Tuttavia, la pressione fiscale in questi Paesi, insieme alla Germania, quasi al 30%, rimane tra le più alte in Ue.
I nostri dati rivelano che le imprese vorrebbero uno scenario più equo in futuro. Di certo Macron sta già spingendo per una maggiore armonizzazione fiscale tra gli stati europei".
Alcune imprese, tuttavia, sono sostenitrici convinte del principio secondo cui ciascun Paese debba determinare autonomamente la propria politica fiscale, con solo il 6% delle imprese in Irlanda, il 10% in Estonia, il 28% nei Paesi Bassi e il 30% in Lituania a favore di regime fiscale europeo. Anche in questo caso, è chiara la correlazione con le aliquote inferiori di cui beneficiano questi Paesi.
Al di fuori dell'Ue, solo il 16% delle imprese del Regno Unito si dichiara a favore, mentre, a pochi giorni dalle elezioni di giugno, vengono fatte promesse elettorali divergenti. "I tagli alla tassazione sulle imprese -fa notare Francesca Lagerberg- rappresentano un tema caro alla politica, come modo per rivitalizzare la domanda e attrarre investimenti.
La riduzione della tassazione al 15% è una delle principali promesse del governo Trump in ambito economico, quindi non sorprende che nei Paesi dell'eurozona in cui le aliquote sono inferiori, la maggior parte delle imprese non veda di buon occhio la possibilità che vengano aumentate per allinearsi ad uno standard comune europeo. Al contrario, tali Paesi vogliono essere in grado di competere con la maggior economia mondiale".
"Le imprese nei Paesi dell'eurozona -sottolinea- in cui la pressione fiscale è maggiore vorrebbero, invece, una situazione più uniforme. Fanno eccezione la Germania e Malta, dove le aliquote sono elevate, ma dove la maggioranza delle imprese preferirebbe che ogni Paese avesse la possibilità di decidere autonomamente. La ragione potrebbe essere che entrambi i Paesi beneficiano attualmente di un vantaggio competitivo: la Germania rimane il Paese dominante in Europa, con un tasso di ottimismo delle imprese al 72%, mentre Malta è sulla buona strada per far registrare la più rapida crescita quest'anno".