Comunicato Stampa

Medie imprese, in Italia volume e complessità delle norme frenano l’adozione della sostenibilità

Alessandro Fusellato
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IBR Q2
In Italia la concorrenza di mercato è vista come il principale stimolo per adottare pratiche sostenibili dal 16% delle imprese, seguita dalla reputazione del brand (13%), primo driver, invece, in Europa, secondo una ricerca di Ria Grant Thornton. Mentre il 15% delle aziende identifica i costi come il principale ostacolo alla sostenibilità.

Negli ultimi anni, il tema ESG (Environmental, Social, and Governance) ha guadagnato crescente centralità nel dibattito pubblico e privato. Quando si parla di sostenibilità aziendale, l’attenzione si concentra spesso sulle grandi multinazionali, soggette a obblighi rigorosi di trasparenza e rendicontazione. Tuttavia, è fondamentale non sottovalutare il contributo delle medie imprese, che costituiscono un pilastro essenziale dell’economia italiana e globale. 

In molti casi, l’adozione di pratiche aziendali sostenibili non è dettata unicamente dall’obbligo normativo, ma è spinta anche dalla crescente competizione di mercato, dalle aspettative dei clienti e dalle richieste degli investitori, sempre più inclini a favorire aziende con strategie di sostenibilità chiare e concrete. Secondo una ricerca condotta da Grant Thornton1, la sostenibilità sta rapidamente diventando una necessità per le imprese, alimentata da vari fattori interconnessi. 

A livello globale, il principale motore che spinge le aziende verso la sostenibilità è la volontà di proteggere e migliorare la reputazione del brand, come indicato dal 19% delle imprese. Segue la competizione di mercato (14%) e la necessità di accedere a finanziamenti, considerata un fattore chiave dal 10%. In Europa, la reputazione del brand rimane il driver dominante, ma con una percentuale leggermente inferiore (16%). Anche qui la competizione di mercato si piazza al secondo posto (14%), mentre la definizione di uno scopo aziendale orientato al bene comune – il cosiddetto “purpose of the business” – è un fattore significativo per il 12% delle imprese. In Italia, la situazione è leggermente diversa: la concorrenza di mercato è vista come il principale stimolo per adottare pratiche sostenibili dal 16% delle imprese, seguita dalla reputazione del brand (13%) e dall'accesso ai finanziamenti (12%). Questo suggerisce che in Italia la sostenibilità venga percepita soprattutto come uno strumento per mantenere la competitività sul mercato e assicurarsi risorse finanziarie strategiche, con la reputazione che riveste un ruolo importante ma non preponderante rispetto ad altri paesi. 

Le normative in materia di sostenibilità, specialmente a livello europeo, stanno diventando sempre più complesse. Un esempio rilevante è la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) dell'UE, parte della strategia del Green Deal europeo, che richiede alle aziende di fornire informazioni dettagliate sulle loro performance ESG. Per le medie imprese, che spesso non dispongono delle stesse risorse delle grandi aziende, conformarsi a tali requisiti può essere particolarmente impegnativo. Secondo lo studio di Grant Thornton, meno del 7% delle imprese di medie dimensioni a livello globale vede la conformità normativa come il principale motore dell’attenzione verso la sostenibilità, il che indica che molte aziende percepiscono le normative più come un onere che come un'opportunità di crescita e miglioramento del business. 

Non sorprende, quindi, che tra le principali difficoltà segnalate dalle imprese vi siano gli elevati costi di implementazione, la complessità normativa e la carenza di risorse dedicate. A livello globale, il 15% delle aziende identifica i costi come il principale ostacolo alla sostenibilità, mentre il 13% indica le difficoltà nel gestire un panorama normativo in costante evoluzione. In Italia, le imprese si trovano a fronteggiare un quadro normativo sempre più vasto e complesso: il 14% delle aziende segnala come ostacolo il numero e il 13% la complessità delle norme, mentre il 12% evidenzia la mancanza di risorse adeguate in termini di personale e tempo. Questo scenario evidenzia la necessità di semplificare le normative e di offrire maggiore supporto alle imprese, permettendo loro di adottare pratiche sostenibili in modo più efficiente. 

Il percorso verso la sostenibilità non è lineare, ma ciclico: è un processo continuo di adattamento e miglioramento. Molte medie imprese hanno già compiuto passi importanti in questa direzione, ma solo il 39% di esse ha fissato obiettivi di sostenibilità a lungo termine, evidenziando la necessità di un approccio più strategico e pianificato.

In questo senso, è necessario affrontare una serie di sfide.

Prima fra tutte, le aziende devono essere in grado di anticipare i cambiamenti normativi, collaborare con le grandi realtà e vedere la sostenibilità non solo come un obbligo, ma come un'opportunità di crescita. Le imprese che sapranno adattarsi rapidamente non solo guadagneranno un vantaggio competitivo immediato, ma rafforzeranno anche la propria resilienza di fronte alle sfide future, contribuendo così a plasmare l'economia di domani. 

 

 

Il seguente articolo è stato pubblicato originariamente su Milano Finanza.
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