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Il Festival si è concluso da poche settimane e proviamo a tirare un bilancio con il professor Innocenzo Cipolletta, presidente di Assonime, tra i fondatori del Festival dell’Economia di Trento
e coordinatore del Comitato editoriale. Il 6 giugno 2021 si è conclusa la sedicesima edizione del Festival dell’Economia, la seconda al tempo della pandemia. Il Coronavirus ha radicalmente modificato il contesto economico, sociale, politico e culturale in cui ciascuno di noi vive. In questo nuovo scenariolo Stato ha recuperato un ruolo primario nella vita dei cittadini come ha scritto e raccontato il professor Tito Boeri, direttore scientifico del Festival ovvero “che la pandemia ha spinto il settore pubblico a entrare in modo ancora più invasivo nelle nostre vite, regolando ogni aspetto della nostra quotidianità, dalle uscite di casa alle persone che possiamo invitare a cena. Intendiamoci: lo ha fatto spesso (non sempre) per buone ragioni e altri paesi, che hanno avuto uno Stato meno invadente, se ne sono pentiti amaramente. Fatto sta che anche quando finalmente usciremo dall’emergenza ci ritroveremo con uno Stato ipertrofico che ha invaso campi in passato riservati esclusivamente all’iniziativa privata”. Per questo motivo il tema conduttore della sedicesima edizione del Festival è stato “Il ritorno dello Stato. Imprese, comunità, istituzioni”.
A ragionare e dialogare sulle questioni che la pandemia ha provocato in questo ultimo anno
sono intervenuti cinque premi Nobel per l’Economia (Michael Kremer, Paul Milgrom, Joseph E. Stiglitz, Michael Spence e Jean Tirole), il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, sette ministri italiani (Renato Brunetta, Roberto Cingolani, Vittorio Colao, Massimo Garavaglia, Mariastella Gelmini, Giancarlo Giorgetti, Enrico Giovannini) che si sono confrontati assieme ad altri leader istituzionali ed esponenti del panorama economico nazionale e internazionale. Tra gli altri leader, Roberto H. Tentori, Presidente di Grant Thornton Consultants, il 5 giugno ha parlato del ruolo e degli effetti positivi e negativi nei vari scenari di avanzata o di ritiro dello Stato nelle economie, nelle infrastrutture, nelle aziende pubbliche e privatizzate di servizi essenziali ai cittadini di nazioni come Argentina, Brasile e Cile al Forum “La mano pubblica e l’uscita dalla crisi”, assieme ad Andrea Montanino, Chief Economist di Cassa Depositi e Prestiti e Presidente del Fondo Italiano d’Investimento e Fabiano Schivardi che insegna Economia politica alla Luiss Guido Carli ed è Prorettore alla Ricerca, con la conduzione di Paola Pica de Il Corriere della Sera.
“Il ritorno dello Stato” – riflettendo con Innocenzo Cipolletta (in foto con Roberto H. Tentori durante il Festival di Trento 2019), Presidente del Comitato editoriale del Festival nonchè Presidente di FEBAF, AIFI e Confindustria Cultura – “non deve essere considerato come un film di avventura, come una vendetta, ma come il ritorno dello Stato nella sua funzione essenziale, come erogatore di servizi collettivi. In questa pandemia ci siamo resi conto che uno Stato che funziona è uno Stato che ci rende tutti più liberi e più uguali. Perché le disuguaglianze si curano dando a tutti quei servizi fondamentali che li rendono liberi dai bisogni. Pensiamo alla scuola pubblica oppure ai trasporti pubblici per muoverci, la sanità, gli ospedali e i bravi medici che ci curano e nel caso di questi mesi alla possibilità offerta a tutti gratuitamente di vaccinarsi vicino casa, oppure il fatto di poter contare su una pensione dignitosa. In altre parole, lo Stato, per come la vedo io, specialmente in situazioni straordinarie come quelle che stiamo vivendo, deve provvedere con servizi di alta qualità per consentire a tutti i cittadini di avere una base comune da cui partire grazie alla quale potersi esprime, seguire le proprie aspirazioni in base a capacità, talenti, impegno, desideri.
Prof. Innocenzo Cipolletta